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Messaggio Da Azzurra Mer Ott 07, 2009 11:08 am

Titolo: Un genitore quasi perfetto
Autore: Bettelheim Bruno

Prezzo € 10,00
Dati 2002, 456 p., 9 ed.
Traduttore Bottini A.
Editore Feltrinelli (collana Universale economica)



Tratto da
www.ibs.it
(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Di Carlo, A., L'Indice 1988, n. 6

[...]
Il libro è il bilancio di una lunga esperienza psicoanalitica ed è una riflessione sul valore e sul significato delle dinamiche affettive nella crescita umana. La maturazione emotivo-affettiva (questo uno dei temi centrali) è un difficile, complesso, cammino verso l'identità e l'autenticità del sé. Motore di tutto questo sono le identificazioni profonde grazie alle quali il bambino accoglie nel mondo interno condotte, modi di sentire e di pensare dei genitori, del mondo familiare, dell'ambiente sociale. Si matura ci dice Bettelheim, per la qualità di queste relazioni, per la forza della presenza dell'altro, per la stabilità del contatto personale, che si instaura tra adulto e bambino. Se pensiamo per un momento al problema dell'esercizio dell'autorità, del controllo di se e dell'autodisciplina, scopriamo che ciò che ha peso e significato nell'imparare a vivere le regole comuni, non sono gli ordini e ancor meno le minacce e le punizioni. Ciò che conta è un sistema di valori coerente, quell'insieme fatto di comunicazione affettiva e di fermezza interiore che crea le condizioni per introiettare stabilità e autocontrollo. All'obbedienza basata sulla paura e il conformismo, Bettelheim contrappone il primato della crescita attraverso identificazioni con chi sa e sa fare: questo è per liti il nucleo generatore della forza dell'io, quel nucleo che consente di affrontare poi le vicissitudini dolorose e i conflitti connessi alla condizione umana. Dobbiamo aggiungere che per Bettelheim i processi di identificazione hanno questa qualità protettiva se la natura del rapporto genitori-figli è sempre meno quello che sembra essere divenuto nelle società industriali e postindustriali del nostro tempo, dominate dalla separatezza emotiva, dalla solitudine di giovani ed adulti, dal conformismo di massa. Di fronte a questa condizione di vita si avverte con chiarezza, in Bettelheim, la sottile nostalgia per una società in cui i giovani imparavano a vivere e a lavorare grazie a rapporti personali e ravvicinati con gli adulti e a sistemi sociali ricchi di appartenenza.
Se il rapporto personale e la ricchezza delle identificazioni, la vicinanza e la continuità delle generazioni, sono i luoghi della maturazione della mente, è soprattutto la conoscenza di se che fa da catalizzatore di ogni relazione maturativa e di ogni vera crescita personale. Il tema della maturazione affettiva intesa come accrescimento della consapevolezza di se, tema così strettamente legato al pensiero psicoanalitico, può essere considerato un vero leit-motiv del libro. Per Bettelheim la sostanza del procedimento analitico è nella conoscenza di sé.
[...]
Ebbene, anche in un libro di educazione familiare come questo, l'attenzione al nucleo forte del sapere psicoanalitico riemerge e si ripropone come via maestra per comunicare (se questo è possibile) con il bambino, con l'adolescente.
Nel libro non troviamo quindi un insieme di consigli pedagogici da fornire a genitori in difficoltà (anche se non mancano evidentemente i principi regolatori e i modelli di condotta) ma soprattutto l'indicazione di un atteggiamento interiore: la necessità di conseguire una consapevolezza di sé per arrivare alla conoscenza dell'altro. In breve, le fantasie, i sentimenti di un bambino, ci dice Bettelheim, possono facilmente trovare il muro delle nostre difese, ma se riusciamo a calarci nelle nostre emozioni mettendoci in certa misura in ascolto di noi stessi, se avvertiamo un contatto più profondo e comprensivo con le nostre esperienze passate, possiamo utilizzare tutto questo per ridurre le difese e creare uno spazio mentale più ampio che consenta all'altro di vivere e di crescere. Il rapporto con un bambino dovrebbe, in altri termini, poter accrescere la nostra capacità di insight personale e tradursi nella consapevolezza delle ambivalenze e dei conflitti che attraversano la condizione umana. Un bambino cresce perché si sente compreso, ma un bambino è compreso se il genitore sa mettersi in ascolto delle proprie emozioni: nel duplice ascolto di sé e dell'altro nascono l'empatia, la capacità di identificazione, le spinte ad utilizzare risorse profonde, le vere qualità che danno forza e spessore al rapporto pedagogico.
Nella sua parte centrale, infine, il libro di Bettelheim può essere letto come un piccolo trattato di psicoanalisi del gioco infantile. Bettelheim vi riassume tutta una tradizione di pensiero che ha fatto del gioco una delle vie per attingere i significati inconsci dei comportamenti del bambino. Ma il gioco non è solo una esperienza da interpretare, è uno dei luoghi alti della maturazione in cui le emozioni e la ragione si incontrano, in cui è possibile vedere emergere in trasparenza uno degli obiettivi del lavoro analitico: l'integrazione della vita emotiva e della vita intellettuale. Il gioco è dunque un luogo della mente, la stanza dei giochi (Spielraum), come è vista da Bettelheim, è uno spazio di libero movimento aperto al sogno e alla realtà, nel gioco il bambino può vivere emozioni ricche di significato e sperimentare un autentico esercizio di libertà intellettuale. Anche in queste parti del libro dedicate al gioco torna il tema, caro a Bettelheim, che maturare è accogliere alcune parti di se ed elaborarle in un tempo interiore, un tempo che varia da soggetto a soggetto, che coincide con un itinerario di scoperta, un movimento verso la verità. Il gioco è appunto questo, per questo senso forte, per questo suo spessore psicoanalitico e antropologico, serve a preparare gli apprendimenti futuri e la padronanza delle emozioni.
Un'opera di teoria dell'educazione dunque, questa di Bettelheim, un libro che si colloca nella sua linea di ricerca degli ultimi anni, una ricerca psicopedagogica da cui sono nate anche le opere sulla fiaba e sull'apprendimento della lettura.
[...]
In questo nuovo libro vi è, come si è detto, il tentativo di fornire una lettura dei rapporti tra genitori e figli, i rapporti di tutti i giorni, in situazioni di normalità, un tentativo Atto alla luce di una idea di educazione che ci è sembrata di grande rilievo, animata com'è da un intenso desiderio di intimità e di stabilità emozionale, dal desiderio di una vita ricca di affetti e di forza simbolica, quale può nascere in chi ha avuto a lungo esperienza della sofferenza mentale e, insieme, il sostegno della "saggezza" psicoanalitica.
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Messaggio Da Solonoi Mer Ott 07, 2009 11:37 am

Azzurra ha scritto:Titolo: Un genitore quasi perfetto
Autore: Bettelheim Bruno

Prezzo € 10,00
Dati 2002, 456 p., 9 ed.
Traduttore Bottini A.
Editore Feltrinelli (collana Universale economica)



Tratto da
www.ibs.it
(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Di Carlo, A., L'Indice 1988, n. 6

[...]
Il libro è il bilancio di una lunga esperienza psicoanalitica ed è una riflessione sul valore e sul significato delle dinamiche affettive nella crescita umana. La maturazione emotivo-affettiva (questo uno dei temi centrali) è un difficile, complesso, cammino verso l'identità e l'autenticità del sé. Motore di tutto questo sono le identificazioni profonde grazie alle quali il bambino accoglie nel mondo interno condotte, modi di sentire e di pensare dei genitori, del mondo familiare, dell'ambiente sociale. Si matura ci dice Bettelheim, per la qualità di queste relazioni, per la forza della presenza dell'altro, per la stabilità del contatto personale, che si instaura tra adulto e bambino. Se pensiamo per un momento al problema dell'esercizio dell'autorità, del controllo di se e dell'autodisciplina, scopriamo che ciò che ha peso e significato nell'imparare a vivere le regole comuni, non sono gli ordini e ancor meno le minacce e le punizioni. Ciò che conta è un sistema di valori coerente, quell'insieme fatto di comunicazione affettiva e di fermezza interiore che crea le condizioni per introiettare stabilità e autocontrollo. All'obbedienza basata sulla paura e il conformismo, Bettelheim contrappone il primato della crescita attraverso identificazioni con chi sa e sa fare: questo è per liti il nucleo generatore della forza dell'io, quel nucleo che consente di affrontare poi le vicissitudini dolorose e i conflitti connessi alla condizione umana. Dobbiamo aggiungere che per Bettelheim i processi di identificazione hanno questa qualità protettiva se la natura del rapporto genitori-figli è sempre meno quello che sembra essere divenuto nelle società industriali e postindustriali del nostro tempo, dominate dalla separatezza emotiva, dalla solitudine di giovani ed adulti, dal conformismo di massa. Di fronte a questa condizione di vita si avverte con chiarezza, in Bettelheim, la sottile nostalgia per una società in cui i giovani imparavano a vivere e a lavorare grazie a rapporti personali e ravvicinati con gli adulti e a sistemi sociali ricchi di appartenenza.
Se il rapporto personale e la ricchezza delle identificazioni, la vicinanza e la continuità delle generazioni, sono i luoghi della maturazione della mente, è soprattutto la conoscenza di se che fa da catalizzatore di ogni relazione maturativa e di ogni vera crescita personale. Il tema della maturazione affettiva intesa come accrescimento della consapevolezza di se, tema così strettamente legato al pensiero psicoanalitico, può essere considerato un vero leit-motiv del libro. Per Bettelheim la sostanza del procedimento analitico è nella conoscenza di sé.
[...]
Ebbene, anche in un libro di educazione familiare come questo, l'attenzione al nucleo forte del sapere psicoanalitico riemerge e si ripropone come via maestra per comunicare (se questo è possibile) con il bambino, con l'adolescente.
Nel libro non troviamo quindi un insieme di consigli pedagogici da fornire a genitori in difficoltà (anche se non mancano evidentemente i principi regolatori e i modelli di condotta) ma soprattutto l'indicazione di un atteggiamento interiore: la necessità di conseguire una consapevolezza di sé per arrivare alla conoscenza dell'altro. In breve, le fantasie, i sentimenti di un bambino, ci dice Bettelheim, possono facilmente trovare il muro delle nostre difese, ma se riusciamo a calarci nelle nostre emozioni mettendoci in certa misura in ascolto di noi stessi, se avvertiamo un contatto più profondo e comprensivo con le nostre esperienze passate, possiamo utilizzare tutto questo per ridurre le difese e creare uno spazio mentale più ampio che consenta all'altro di vivere e di crescere. Il rapporto con un bambino dovrebbe, in altri termini, poter accrescere la nostra capacità di insight personale e tradursi nella consapevolezza delle ambivalenze e dei conflitti che attraversano la condizione umana. Un bambino cresce perché si sente compreso, ma un bambino è compreso se il genitore sa mettersi in ascolto delle proprie emozioni: nel duplice ascolto di sé e dell'altro nascono l'empatia, la capacità di identificazione, le spinte ad utilizzare risorse profonde, le vere qualità che danno forza e spessore al rapporto pedagogico.
Nella sua parte centrale, infine, il libro di Bettelheim può essere letto come un piccolo trattato di psicoanalisi del gioco infantile. Bettelheim vi riassume tutta una tradizione di pensiero che ha fatto del gioco una delle vie per attingere i significati inconsci dei comportamenti del bambino. Ma il gioco non è solo una esperienza da interpretare, è uno dei luoghi alti della maturazione in cui le emozioni e la ragione si incontrano, in cui è possibile vedere emergere in trasparenza uno degli obiettivi del lavoro analitico: l'integrazione della vita emotiva e della vita intellettuale. Il gioco è dunque un luogo della mente, la stanza dei giochi (Spielraum), come è vista da Bettelheim, è uno spazio di libero movimento aperto al sogno e alla realtà, nel gioco il bambino può vivere emozioni ricche di significato e sperimentare un autentico esercizio di libertà intellettuale. Anche in queste parti del libro dedicate al gioco torna il tema, caro a Bettelheim, che maturare è accogliere alcune parti di se ed elaborarle in un tempo interiore, un tempo che varia da soggetto a soggetto, che coincide con un itinerario di scoperta, un movimento verso la verità. Il gioco è appunto questo, per questo senso forte, per questo suo spessore psicoanalitico e antropologico, serve a preparare gli apprendimenti futuri e la padronanza delle emozioni.
Un'opera di teoria dell'educazione dunque, questa di Bettelheim, un libro che si colloca nella sua linea di ricerca degli ultimi anni, una ricerca psicopedagogica da cui sono nate anche le opere sulla fiaba e sull'apprendimento della lettura.
[...]
In questo nuovo libro vi è, come si è detto, il tentativo di fornire una lettura dei rapporti tra genitori e figli, i rapporti di tutti i giorni, in situazioni di normalità, un tentativo Atto alla luce di una idea di educazione che ci è sembrata di grande rilievo, animata com'è da un intenso desiderio di intimità e di stabilità emozionale, dal desiderio di una vita ricca di affetti e di forza simbolica, quale può nascere in chi ha avuto a lungo esperienza della sofferenza mentale e, insieme, il sostegno della "saggezza" psicoanalitica.

Brunooooooooo!!! Grande Bruno!!!
Fatto al Liceo e letto: Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli, 1982

Lo consiglio
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